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SCIENZIATI TOP SECRET ALLA CASA BIANCA

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su IL SOLE 24 ORE, 9 aprile 2006

Le darò le informazioni che posso, a condizione che non mi renda identificabile: a Washington diventerebbero veramente nervosi”.

Visto che di lui non possiamo dir nulla, ci limiteremo a chiamarlo ‘il Professore’. E’ un fisico americano friendly e di valore, altrimenti non farebbe parte di un’élite tanto esclusiva: i JASON. “They are secretive”, ci aveva preannunciato un collega americano. E di fatto di loro si sa veramente poco: vecchie polemiche degli anni del Vietnam, notizie brevi o addirittura storielle alla X-Files. “C’è una lista ufficiale dei membri di JASON, ma non è pubblica”, ci conferma il Professore, raccontandoci che c’è uno scienziato eccellente che non firma nessuno dei loro lavori, eppure dà un grosso contributo, “il suo nome è gestito in modo da rimanere fuori dal web”, spiega, mentre altri firmano i lavori, ma non appartengono a JASON. “Sulla rete ci sono anche varie idiozie cospiratorie su di noi”, ci avverte infine. Di sicuro, gli ingredienti per infiammare gli amanti della cospirazione ci sono tutti: un gruppo di 40 (o forse più) cervelli eccezionalmente brillanti - alcuni dei più brillanti di questo pianeta - dalle identità in gran parte sconosciute, che consigliano il governo americano in tema di scienza e tecnologia, hanno le clearances per l’accesso a informazioni segrete e, mantenendo il loro tipico low profile, viaggiano dove c’è bisogno: in Vietnam, durante la guerra, per verificare il funzionamento di tecnologie militari avveniristiche; alla frontiera col Messico, nel cuore della notte, per osservare di nascosto le tracce lasciate dai trafficanti di droga su dispositivi all’infrarosso. Ma chi sono esattamente e su cosa lavorano?

Sulle tracce di JASON

La nostra “caccia” è cominciata mesi fa, mesi passati a scartabellare...poi finalmente un nome: Steven Koonin. Koonin è un fisico del California Institute of Technology ed è il capo degli scienziati di una grande multinazionale: la British Petroleum (BP). E’ un membro di JASON? Ne è il chair? Proviamo a chiedergli un’intervista, offrendogli delle ‘garanzie’. “A queste condizioni sarei disponibile”, risponde subito. Ma fissato l’appuntamento e inviate le domande, l’intervista è annullata e non per ragioni di tempo! Perché Koonin si è comportato così? Non è chiaro, ma di certo, rispondendo come ha risposto, ha indirettamente confermato di avere a che fare con JASON. Dopo questo tentativo continuiamo a brancolare nel buio per settimane, poi la svolta: è un vero e proprio insider dei circoli di Washington che ci fornisce i contatti decisivi per questo articolo.

Briefings, segreti e beautiful minds

“Il 50% o forse più del lavoro di JASON è segreto”, ci racconta il fisico Freeman Dyson. Dyson è un intelletto assolutamente stimolante, che ha passato la vita a Princeton, presso l’Institute for Advanced Study. Già “oasi” per geni del calibro di Einstein, l’Institute è un posto in cui scienziati del brain power di Dyson vengono pagati semplicemente per pensare. Fa parte di JASON dal ‘61 e la sua offerta di parlarci della storia del gruppo, e quindi del passato, è probabilmente un modo intelligente per evitare troppe domande sul presente. Fisici, chimici, ingegneri elettronici, computer scientists, biologi, geologi, oceanografi: JASON è un gruppo di scienziati americani “che non si riuniscono insieme semplicemente per scrivere un rapporto, come fanno tanti comitati”, ci dice Dyson, “ma per risolvere problemi tecnici: è un lavoro duro”. Di gruppi che consigliano il governo americano ce ne sono tanti, cosa rende JASON diverso?- chiediamo invece al Professore. “Il fatto che ci riuniamo per lavorare tutti insieme e che abbiamo accesso a informazioni segrete”, risponde. Entrambi trovano intrigante lavorare per JASON, “s’incontrano persone molto intelligenti e interessanti” - racconta Dyson - e se lo dice lui, deve essere vero! Nel gruppo si entra per cooptazione e l’appartenenza è soggetta a revisione ogni 3 anni: se il lavoro di un membro non è giudicato più utile, si è fuori. “Ormai sono più o meno in pensione”, ci dice Dyson. Probabilmente, l’accesso a informazioni segrete crea anche situazioni delicate. Prendiamo uno come Koonin, che guida gli scienziati della BP e allo stesso tempo è un JASON (ormai lo sappiamo!), quindi lavora per il governo americano e ha la clearance. Chi garantisce che alcune di quelle informazioni segrete non siano pertinenti al lavoro che fa per BP e che non vengano usate a vantaggio di essa? “Abbiamo affrontato questo problema nel suo caso e anche in altri”, ammette il Professore con franchezza, “non lavora a problemi che possono essere percepiti come un conflitto d’interesse: è uno assolutamente brillante, per cui può fare tante altre cose”. Indubbiamente una scelta saggia, ma il problema è che in un gruppo come JASON, in cui non è chiaro chi lavora a cosa, è impossibile verificare che non si creino situazioni inopportune. Detto questo, che tipo di consulenze offre, JASON, al governo? Il gruppo lavora su “commissione”: un’agenzia, tipo il Dipartimento dell’Energia o anche la CIA, sottopone un problema ai JASON, che devono affrontarlo usando le meningi e un background di informazioni fornite durante dei briefings. Indubbiamente, una grossa fetta del lavoro riguarda questioni di difesa: è possibile dotare i marines di tecnologie installabili sull’elmetto e in grado di localizzare i cecchini in situazioni di guerriglia urbana? E di tecnologie portatili per vedere attraverso i muri senza essere visti? JASON non costruisce tecnologie né fa esperimenti: propone soluzioni teoriche, che possono essere sviluppate o meno. Il gruppo si porta dietro una reputazione poco invidiabile per il suo coinvolgimento, durante la guerra del Vietnam, nell’invenzione della cosiddetta barriera elettronica, pensata per troncare il celebre sentiero di Ho Chi Min. “Io non ci lavorai”, racconta Dyson, “ero convinto che facesse più male che bene”. Dunque, ci si può anche rifiutare di lavorare a un certo problema per ragioni morali o altro? “Assolutamente sì”, ci risponde, “ciascuno JASON può scegliere”. Comunque il gruppo non lavora solo a problemi riguardanti la difesa, spazia dal clima alla genetica: per esempio, ha valutato la potenza di calcolo necessaria per studiare i cambiamenti climatici o le tecnologie più promettenti per il sequenziamento del Genoma. Se negli anni ’60, JASON si è ritrovato coinvolto nel Vietnam, oggi è coinvolto nella war on terror. Proponete tecnologie contro il terrore?, chiediamo infine al Professore. “I gadget tecnologici non sono sempre l’approccio giusto, bisogna guardare questi problemi nel loro insieme”, ci dice evasivo. Inutile chiedere altro, perciò passiamo al profilo del gruppo: JASON è un covo di reazionari?

JASON e Washington

No”, risponde convinto Dyson, “vogliamo i cervelli migliori, non ce ne importa se di destra o di sinistra. Durante il Vietnam eravamo considerati una banda di guerrafondai, ma non era vero: c’erano dei JASON a favore e altri assolutamente contrari. Il fatto che lavoriamo per il governo non significa che siamo a favore della guerra. Ovviamente, nessuno ci ha interpellato in merito all’invasione dell’Iraq, ma sono sicuro che, se l’avessero fatto, ci saremmo detti contrari”. JASON non riceve alcun feedback sul suo lavoro, non sa come viene usato. Non vi sentite uno strumento in mano al governo?- chiediamo al Professore. “Se mi sentissi così, lascerei”. Ma se non sapete come viene usato il vostro lavoro, insistiamo, che tipo di controllo potete avere su di esso? “Ha ragione”, replica con un tono onesto, “è una preoccupazione che abbiamo in molti, ma tutto quello che possiamo fare è offrire le nostre migliori soluzioni scientifiche a problemi precisi”. Anche Freeman Dyson non s’illude, ha visto nascere tantissimi progetti, tra cui quello delle Guerre Stellari: “spesso ne dimostravamo l’infondatezza tecnica, eppure andavano avanti per ragioni politiche. A volte riusciamo a bloccare progetti stupidi, ma spesso la scelta è tra uno stupido e uno veramente stupido!”. Dyson è uno ‘sponsor’ del ‘Bulletin of the Atomic Scientists’, un forum di scienziati decisamente decenti, che combattono il dottor Stranamore e le sue inquietanti invenzioni al servizio dei militari. E’ uno che ha ragionato a lungo su scienza e morale, ha anche condannato la scienza contemporanea, perché spreca risorse intellettuali per creare giocattoli tecnologici per i ricchi, anziché l’indispensabile per poveri, tipo una cura per la malaria. Perché uno come lui lavora per il governo e le sue agenzie, come la CIA? “Perché quella gente vive in un mondo molto chiuso: leggono solo cose segrete, parlano solo tra loro, alla fine hanno una visione molto distorta delle cose. Per loro ogni contatto con l’esterno è positivo: c’è un sacco di gente assennata dentro quelle agenzie, ma ce n’è anche tanta scriteriata, lavorando da insider si può dar forza alle persone assennate, fornendo loro conoscenza solida, fattuale”. Dyson non racconta nulla, ma s’intuisce benissimo che in 45 anni vissuti da insider deve averne sentite delle belle...Stranamore di ogni tipo, militari nella paranoia più totale. Probabilmente, c’è voluta la sua razionalità per tenere a bada quel mondo inquietante, che gli outsiders neppure sospettano. E’ soddisfatto di come il governo usa il vostro lavoro?- gli chiediamo infine. “No”. E allora perché lavora per loro da 45 anni? “Perché niente è perfetto e il massimo che possiamo fare è cercare di migliorare un po’ le cose”.