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Ambiente, l'altro dramma di Terni

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 16 novembre 2014

(http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/11/19/news/ambiente-l-altro-dramma-di-terni-1.188135)

Il dramma della perdita del lavoro nel periodo più buio dell'economia italiana, le manganellate della polizia contro gli operai inermi. Terni vive il suo anno orribile. In queste settimane la città umbra vede drammaticamente calare le prospettive per il suo futuro. E più voci intrecciano la terribile emergenza occupazionale con un'altra situazione, non meno preoccupante: la situazione ambientale, legata agli impianti della Thyssen.

Qualche giorno fa la sezione locale di “Italia Nostra” e il Wwf hanno chiesto l'intervento delle istituzioni per affrontare contemporaneamente entrambi i problemi: «La Thyssen va commissariata», ha dichiarato Andrea Liberati di “Italia Nostra”, denunciando «l'avvelenamento delle acque di falda, dei suoli e dell'aria». Liberati sottolinea un paradosso: «Lo spettacolino di questi mesi che vede i tedeschi, primi responsabili di un disastro ambientale in corso da tempo, invitati a trattativa in posizione di incondizionata forza, quando invece avrebbero dovuto salire da tempo gli scalini del palazzo di Giustizia, rispondendo dei danni cagionati».

A queste parole ha fatto eco la richiesta dei Cinque stelle, sottoscritta anche dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, di togliere l'acciaieria dalle mani della Thyssen, perché «non può essere la Germania a celebrare il funerale della siderurgia italiana», definendo come «un'opportunità» la strada del «commissariamento per disastro ambientale».

LA COLLINA DEI VELENI

Cinque anni fa, “l'Espresso” aveva condotto un'inchiesta sulla situazione ecologica a Terni dopo la strage di operai nel laminatoio di Torino: l'acciaieria umbra era già nel mirino delle inchieste per i problemi ambientali . Oggi, proprio mentre lo scontro tra la Thyssen e i lavoratori è ai massimi livelli, l'azienda è indagata dal sostituto procuratore Elisabetta Massini per le infiltrazioni di acqua contaminata da metalli pesanti della discarica di Villa Valle, un'infrastruttura cruciale per le operazioni della multinazionale in Italia. Una delle ragioni che tiene l'azienda tedesca a Terni – città che a differenza di Taranto o Genova è lontana dal mare – è proprio la possibilità di avere questa discarica a pochissima distanza dallo stabilimento: questo permette alla multinazionale di abbattere i costi dello smaltimento degli scarti della lavorazione.

Le scorie prodotte dalla sola fabbrica sono «circa mezzo milione di tonnellate all'anno, cioè praticamente i rifiuti pericolosi prodotti dall'acciaieria di Terni sono più di tutti i rifiuti solidi urbani prodotti dagli abitanti della regione Umbria», spiega a “l'Espresso” il direttore del dipartimento di Terni dell'Arpa, Adriano Rossi.

Il caso Villa Valle è esploso in tutta la sua gravità quando Anas ha cominciato i lavori per la realizzazione della galleria Tescino della nuova strada Terni-Rieti, con il tunnel che si è inspiegabilmente diretto sotto la collina dei veleni. Con gli scavi è cominciata a sgorgare acqua contaminata dal micidiale cromo esavalente.

L'impermeabilizzazione dell'opera pareva avere risolto il problema. E invece no: all'inizio di quest'anno, nella galleria è ricominciata la pioggia tossica. Un operaio impegnato nel cantiere del tunnel è stato gravemente contaminato dal cromo. Contattata da “l'Espresso”, però, la ThyssenKrupp dichiara di «non essere responsabile del fenomeno delle percolazioni, che è invece ascrivibile ad altre ragioni e cause» e cita «evidenze tecnico-scientifiche prodotte da enti competenti pubblici e di accurati studi effettuati da esperti».

IL MALE DELL'ARIA

I rilievi preoccupanti non vengono solo dal suolo. Le statistiche sulle emissioni nell'aria piazzano la ThyssenKrupp nella top ten stilata da Legambiente nel rapporto “Mal'Aria Industriale 2012”. Si tratta di una classifica basata su dati del 2010 del registro europeo “European Pollutant Release and Transfer Register” (E-PRTR), che raccoglie informazioni comunicate ogni anno dalle stesse aziende alle autorità nazionali. In questa lista nera, l'acciaieria di Terni è prima per emissioni di cromo in atmosfera, seguita dall'Ilva di Taranto; seconda per emissioni di mercurio, preceduta dalla raffineria di Gela; terza per il cadmio nell'aria, con l'Ilva di Taranto in testa; sesta per i policlorobifenili (Pcb), sesta per monossido di carbonio e decima per diossine e furani.

I dati più recenti del registro europeo “E-PRTR” sono aggiornati al 2012, quando ormai si era arrivati al blocco dell'Ilva: Thyssen si riconferma prima per cromo nell'aria, prima per diossine e furani, e anche per emissioni di mercurio. Di fronte alla richiesta de “l'Espresso”, però, ThyssenKrupp ha risposto: «Non ha alcun senso parlare di classifiche sulle “prestazioni ambientali” di un sito industriale sulla base dei dati presenti nel Registro Europeo delle Emissioni, in quanto la metodologia usata in tale contesto prescinde sia dalla legittimità delle emissioni, sia dall'efficacia delle tecnologie adottate (che vengono valutate in ben altri modi) ma ha il solo scopo di creare e mantenere aggiornato un inventario delle emissioni».

L'azienda sostiene di adottare «tutte le migliori tecniche disponibili» per abbattere gli inquinanti che presentano concentrazioni «generalmente molto inferiori rispetto ai limiti imposti (come attestato dai numerosi autocontrolli e dai controlli effettuati da Arpa, nonché dai valori misurati in continuo e trasmessi giornalmente ad Arpa)». Thyssen precisa anche che «Acciai Speciali Terni ha investito negli ultimi anni 40 milioni di euro per impianti ecologici, mentre i costi di gestione per l'ambiente ammontano a circa 35 milioni di euro l'anno».

L'ALLERTA SANITARIA


L'allarme per la possibile contaminazione della catena alimentare è scattato solo nei mesi scorsi, quando sono emerse le analisi della Asl su uova e latte. Agli inizi di ottobre, in una riunione che si è tenuta al Ministero dell'Ambiente, un rappresentante della Asl di Terni ha rivelato di avere riscontrato su un campione di uova provenienti da un allevamento familiare situato in prossimità della discarica di Villa Valle un valore di policlorobifenili (Pcb) «non diossina simile» altissimo: quasi sei volte sopra il limite massimo. Sebbene questi composti non siano diossine, l'autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) li classifica come tossici e capaci di creare gravi problemi alla salute.

Alle domande de “l'Espresso” di fare chiarezza su questi risultati, la Asl ha risposto spiegando che il monitoraggio di latte, verdure e carni è continuo: un esiguo numero di campioni di latte e uova provenienti da animali allevati in piccoli allevamenti familiari è risultato contaminato, sono state prese misure per informare gli allevatori e comunque l'origine della contaminazione è tutta da verificare. E precisa: al momento non si può indicare la Thyssen come causa del problema. È un dato di fatto che sul territorio ternano non operi solo l'acciaieria, ma nel tempo siano stati attivi altri impianti chimici e inceneritori: l'area Terni-Papigno è un sito di interesse nazionale in perenne attesa di bonifica. Sulla salute dei ternani, il direttore generale della Asl locale, Sandro Fratini: «Noi abbiamo fatto uno studio - che poi è stato ripreso dal (monitoraggio di) “Sentieri”- sulla mortalità umbra e quindi in particolare del territorio ternano, per il periodo dal 2002 al 2010, sono stati analizzati tutti i dati. Poi c'è il rapporto nazionale “Sentieri” su tutti i siti a rischio. Noi, da questo punto di vista, non abbiamo nessun incremento di patologie, tanto meno di patologie tumorali, perché il range di mortalità o di incidenza, di prevalenza delle malattie tumorali nel territorio ternano è assolutamente in linea con il resto dell'Umbria».

Dunque tutto a posto sul fronte salute? “L'Espresso” ha contattato tre epidemiologi di fama: Annibale Biggeri, professore ordinario all'Università di Firenze, Francesco Forastiere, dirigente del dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario regionale del Lazio, e Valerio Gennaro, epidemiologo dell'Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino-Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova. Biggeri e Forastiere sono noti per avere fatto la perizia epidemiologica nell'inchiesta penale sull'Ilva di Taranto, mentre Gennaro è stato perito per le indagini sull'Enichem di Porto Marghera e sull'Ilva di Genova. Gennaro dichiara: «Collocherei Terni in una sorta di “emergenza sanitaria” a causa delle evidenze emerse dallo studio “Sentieri”, dove risultano in media, ogni anno, 3-4 percento in più di decessi per donne e uomini, rispetto a un atteso standard, stimato sulla mortalità nella regione Umbria».

Anche l'analisi di Annibale Biggeri offre spunti non confortanti: «Nello studio “Sentieri 2014” viene riportato un profilo di mortalità, ricovero ospedaliero e incidenza tumorale per la popolazione residente nel sito di interesse nazionale di Terni che desta preoccupazione». E spiega a “l'Espresso”: «si osserva un aumento della mortalità generale (cioè per tutte le cause) del 4 percento per gli uomini e del 3 percento per le donne, rispetto alla media. E non è facile spostare il dato della mortalità generale. Questo rimanda alle condizioni generali di vita della popolazione dell'area, non ultima la componente ambientale». Biggeri aggiunge: «Mi sento di sottolineare che nel sito di Terni si osservano eccessi rispetto alla media per il complesso dei tumori maligni e per alcune sedi tumorali in un profilo simile a quello documentato ad esempio nell'area di Taranto. Il tumore polmonare registra un eccesso del 14 percento negli uomini e del 18 percento nelle donne, il tumore della pleura legato all'esposizione ad amianto (mesotelioma) mostra eccessi rilevanti, ma anche i sarcomi dei tessuti molli, il tumore del rene e quello della vescica».

Dunque Terni come Taranto? «Fare questi paragoni ha poco senso», corregge subito Biggeri, «nell'area di Taranto si osservano eccessi importanti anche per cause come il tumore della laringe, dello stomaco, del fegato, che non ritroviamo nella zona di Terni. Vanno anche considerate le dimensioni degli impianti siderurgici e anche le differenti tipologie produttive. A Terni ad esempio c'è una produzione di acciai speciali che potrebbe spingerci a valutare altri tipi di esposizione come i metalli pesanti. Però non si può dire “interveniamo solo a Taranto, perché a Terni alcuni indicatori statistici sono di livello leggermente più basso”. A Terni la mortalità dei tumori è aumentata del 4 percento, l'incidenza tumorale del 3 percento e i ricoveri ospedalieri del 4 percento: come si fa a dire che Terni è un posto dove i tumori non sono in eccesso?».

Sia Francesco Forastiere che Valerio Gennaro sottolineano l'importanza di realizzare una ricerca che separi la popolazione di Terni in base all'esposizione, distinguendo i quartieri più esposti alle emissioni della Thyssen da quelli meno coinvolti, altrimenti «il dato su ricoveri e mortalità nelle aree molto esposte viene diluito», illustra Gennaro, sottolineando di temere che «i dati su mortalità e ricoveri dello studio (Sentieri 2014) possano essere sottostimati perché fanno riferimento all'intero comune (quasi 110mila abitanti) senza distinguere le aree fortemente inquinate da quelle con esposizione più lieve o assente del tutto».

Per l'epidemiologo di Genova bisognerebbe sarebbe importante condurre urgentemente anche «uno studio di coorte sullo stato di salute dei lavoratori delle acciaierie, partendo, ad esempio, dai semplici libri matricola». Sulla salute dei lavoratori, ThyssenKrupp dichiara a “l'Espresso” di essere «sempre stata all'avanguardia» e che «negli ultimi anni, è stata effettuata una accurata attività di indagine che ha previsto anche il monitoraggio ambientale (polveri e metalli in ambiente di lavoro) in parallelo a quello biologico (contenuto di metalli nelle urine) per più di 400 lavoratori appartenenti alle aree e alle mansioni considerate a rischio».

I MISTERI DEL ROGO

Una serie di intercettazioni di cinque anni fa, eseguite dalla Guardia di finanza di Terni nell'ambito di un'inchiesta del pm Elisabetta Massini – indagine che nulla aveva a che fare con l'acciaieria, ma che riguardava invece l'incendio di un capannone industriale, alle porte della città – apriva uno squarcio inquietante sulla possibilità di un insabbiamento dei problemi ambientali della Thyssen. Dai colloqui registrati emergevano i tentativi di minimizzare la contaminazione da diossina causata dall'incendio e di pilotare le analisi, evitando l'estensione dei campionamenti.

Perché si voleva evitare di allargare i controlli? Negli atti, il pm parlava di ripetute allusioni fatte dal direttore dell'Arpa di Terni, Adriano Rossi, ad un «ipotetico inquinamento derivante dall'attività della ThyssenKrupp o da inceneritori, inquinamento tale da indurlo a ostacolare in ogni modo l'ampliamento dei campionamenti», allusioni che «destano non poco stupore», scriveva allora il magistrato, in quanto «non risultano dati in possesso di Arpa che attestino emissioni fuori dai limiti di legge da parte di ThyssenKrupp».

Rossi è imputato in due procedimenti penali attualmente in corso: uno per questa vicenda e l'altro per lo smaltimento di acqua contaminata dal micidiale cromo esavalente proveniente dalla discarica di Villa Valle della ThyssenKrupp. A “l'Espresso” che gli chiede se non sia il caso di fare un passo indietro da direttore dell'Arpa, visti i due rinvii a giudizio, risponde «no, io penso di chiedere i danni» e annuncia che, se i due procedimenti finiranno prescritti, «rinuncerò alla prescrizione».