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WikiLeaks rivela i documenti riservati della Ue: fermare i migranti con la missione militare

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 26 maggio 2015

(http://espresso.repubblica.it/inchieste/2015/05/26/news/wikileaks-rivela-i-documenti-ue-fermare-i-migranti-con-la-missione-militare-1.214442)

Una missione militare in Libia a tutti gli effetti e non un'operazione di polizia per salvare migranti, come invece raccontano il ministro Angelino Alfano e il governo Renzi. Lo rivelano i documenti riservati pubblicati questa notte da WikiLeaks e che “l'Espresso” può rivelare in esclusiva.

L'organizzazione di Julian Assange ha pubblicato i due protocolli riservati dell'Unione Europea che delineano la strategia per la missione in Libia, presentata esplicitamente come «un'operazione militare». Che delinea la possibilità di un intervento ben più ampio nello Stato africano.

Particolarmente cruciale è il dossier scritto dai ministri della Difesa dei ventotto paesi europei in cui si descrive la natura militare della missione.

A margine dei documenti pubblicati, Wikileaks commenta come «l'Unione Europea schiererà la forza militare contro infrastrutture civili in Libia per fermare il flusso di migranti. Dati i passati attacchi in Libia da parte di varie paesi europei appartenenti alla Nato e date le provate riserve di petrolio della Libia, il piano può portare ad altro impegno militare in Libia».

Per l'operazione si ipotizzano tre fasi, con una durata iniziale di un anno. Si scrive che dal punto di vista militare la missione sarà conclusa quando «il flusso di migranti e l'attività dei trafficanti saranno significativamente ridotti». La finalità principale è quindi quella di arrestare le partenze dalle coste libiche, rendendo – attraverso la distruzione delle organizzazioni degli scafisti – più difficile per l'esodo di disperati usare la rotta verso la Sicilia.

Nel riconoscere che, nonostante il fenomeno vada avanti da anni, l'Europa sa pochissimo dei flussi migratori, il documento rivela che la missione punta a «una sufficiente comprensione dei modelli di business del traffico, del finanziamento (dei traffici, ndr), delle rotte, dei posti di imbarco, delle capacità e delle identità [dei trafficanti, ndr)» e che «l'uso della forza deve essere ammesso, specialmente durante le attività come l'imbarco, e quando si opera sulla terra o in prossimità di coste non sicure o durante l'interazione con imbarcazioni non adatte alla navigazione». Quindi il documento prevede esplicitamente operazioni a terra, come aveva ventilato il quotidiano londinese “Guardian” che aveva parlato di “boots on the ground”. Tra i pericoli cita «la presenza di forze ostili, come estremisti o terroristi come lo Stato Islamico». E sottolinea: «La minaccia che scaturisce dalla gestione di un grande volume di migranti deve essere presa in considerazione».

Si precisa che la missione «richiederà regole di ingaggio robuste e riconosciute per l'uso della forza, in particolare per il sequestro di imbarcazioni in caso di resistenza, per la neutralizzazione delle navi dei trafficanti e dei loro beni, per situazioni specifiche come il soccorso di ostaggi». Questo punto sembra prendere in considerazione il rischio che i boss degli scafisti usino i migranti come scudi umani per difendere le barche dalle truppe europee.

Infine il dossier rivela che nell'operazione militare sarà fondamentale il controllo delle informazioni che circolano sui media a proposito della missione. «La strategia deve evitare di suggerire che il focus è il soccorso dei migranti in mare ma sottolineare che l'obiettivo dell'operazione è distruggere il modello di business dei trafficanti». E spiega: «Il Comitato Militare dell'Unione Europea conosce il rischio che ne può derivare alla reputazione dell'Unione Europea, rischio collegato a qualsiasi trasgressione percepita dall'opinione pubblica in seguito alla cattiva comprensione dei compiti e degli obiettivi, o il potenziale impatto negativo nel caso in cui la perdita di vite umane fosse attribuita , correttamente o scorrettamente, all'azione o all'inazione della missione europea. Quindi il Consiglio Militare dell'Unione Europea considera essenziale fin dall'inizio una strategia mediatica per enfatizzare gli scopi dell'operazione e per facilitare la gestione delle aspettative. Operazioni di informazione militare dovrebbero essere parte integrante di questa missione europea».